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Vuoi sapere l’ultima?

stiamo aspettandola

Per ora (domenica 11 marzo) l’ultima è questa notizia: il 15 marzo torno sulla scena al teatro Dell’Angelo, in via Saint Bon, con Il Gobbo delle nostre Dame, insieme ai Pandemonium, nelle vesti del narratore, con testi miei, che illustrano il celebre romanzo di Hugo. Ecco in anteprima il primo  mio intervento:

Signore e Signori, buona sera. Il mio compito è quello di darvi alcune notizie sulla vicenda a cui s’ispira il nostro musical, che come dichiara apertamente il titolo è una parodia del celebre romanzo di Victor Hugo. Si tratta dunque di uno spettacolo divertente ma con delle parentesi culturali. E’ per questo che ho accettato di fare il narratore. Sono infatti un accademico, perciò vi prego di perdonarmi l’enfasi oratoria con cui vado condendo le mie parole, ma non riesco a strapparmi di dosso quest’abito che mi accompagna posso dire fin dalla nascita. Anche se in fondo sono un uomo misurato e saggio.

D’altra parte codesto mio stile è in sintonia col romanzo, ne è, diciamo così, come un’eco, che io ho voluto trasfondere in questa sua parodia, col tono e  la dignità del suo dettato. Notre Dame de Paris, infatti, è frutto di una immaginazione visionaria, un campionario di esasperazioni e di travisamenti, un misto di grottesco, di orrido, di magico e di pittoresco. Ogni cosa vi si trasforma, e si deforma, la realtà si mescola con la più accesa fantasia, costringendo il lettore a dilatare oltre ogni limite la sua disposizione all’incredulità.

Ebbene, da una tale congerie è nata questa parodia, una parodia garbata, pulita e intelligente, che rende anche un omaggio all’arte, perché non basta rappresentare la realtà, bisogna pure trasfigurarla, universalizzarla, altrimenti si resta nella cronaca, tanto più quando si scade nel pettegolezzo e nella volgarità. E non è così che si entra nella Storia. Diceva un illustre critico: “Potrà perire ogni memoria di guelfi e di ghibellini, ma resterà la Divina Commedia”, a significare che i guelfi e i ghibellini non sono il fine, ma un mezzo, un pretesto per esprimere idee o ideali universali, nella fattispecie l’ideale e l’amore della Patria. I contenuti sono legati alle alterne vicende della Storia, ma la forma è immortale. Cosa resterà di tanto ciarpame che riempie i teatri e le televisioni di oggi? A che ti serve la notorietà di un anno? Zero. Quando alla fine non rimarrà nulla di te?

Sia dunque lode ai nostri autori e ai Pandemonium, seguaci della celebre massima oraziana dell’est modus in rebus, secondo cui in tutte le cose ci vogliono buon gusto e senso della misura. Buon divertimento.

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