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La crisi infuria

 

La crisi infuria

 

E’ fosca l’aria,

il cielo è cupo,

ed io, seduto

sopra un dirupo,

nella più grigia

malinconia,

ti guardo e lacrimo,

Italia mia!

 

Fra tasse e tagli

della manovra,

che avvinghia e strozza

come una piovra,

forti risuonano

dal Cupolone

gli ultimi rantoli

della nazione.

 

Passa una nuvola

sulla città.

Ehi, quella nuvola,

qual novità?

“La crisi infuria,

la vita arranca,

Monti non sventola

bandiera bianca”.

 

Italia, l’ultima

ora è venuta:

se non ti sdebiti

tu sei perduta.

Ritorna l’Ici,

fra lampi e tuoni,

s’allunga il tempo

delle pensioni.

 

Son sempre i soliti

tiri mancini

sopra la pelle

dei cittadini.

Non hanno i tecnici

grazia o pietà.

Viva il governo

dell’equità!

 

Sulle tue pagine

scolpisci, o Storia,

questa ingiustizia

strangolatoria,

e grida ai posteri:

“Tre volte infame

chi vuol l’Italia

morta di fame!”

 

No, non prendeteci

altri denari,

non imbrogliateci,

non fate i bari.

In questa nostra

spenta fortuna

non ci rubate

anche la luna.

 

Chiede il governo

dei bocconiani

lacrime e sangue

agli Italiani,

ma gli onorevoli

e i senatori

dalla manovra

restano fuori.

 

Furbi, s’inventano

il gran decreto

“Salva l’Italia”,

mentre in segreto,

concordi e unanimi,

quegli arcimboldi

salvano solo

i loro soldi.

 

E mentre spiegano

le loro mosse

alle coscienze

già tanto scosse,

c’è chi, fra un comma

e un codicillo

piange anche lacrime

di coccodrillo.

 

Dunque a pagare,

delusi e tristi,

saranno i soliti

poveri Cristi.

La crisi infuria,

la vita arranca,

Monti non sventola

bandiera bianca!

 11.12.2011

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